Si chiamava CEP, ed era l’acronimo di “Calcolatrice elettronica Pisana“, stiamo parlando del primo computer italiano, prodotto da italiani, una distesa grande quanto un campo da tennis e alta come un frigorifero, un esercito di valvole e transistor in grado di fornire una memoria di 8k e di svolgere 70.000 addizioni al secondo.
Proprio in questi giorni si festeggia il mezzo secolo dalla nascita di questo maxi computer, e per l’evento, l’Università di Pisa ha organizzato per l’ 11 e il 12 giugno una sessione di dibattiti e convegni intitolata “Pisa, culla dell’Informatica: mezzo secolo dopo la CEP e l’Olivetti di Barbaricina”.
Riguardo al CEP, Claudio Montani, presidente del CNR di Pisa, racconta:
Fu l’ultimo lascito del Nobel Enrico Fermi, che ne suggerì la progettazione, è il simbolo della creatività e dell’ingegno che alla fine degli anni Cinquanta animava il nostro Paese, rendendolo capace di competere ai massimi livelli sul piano sia scientifico sia tecnologico
Dal progetto CEP l’Olivetti attinse infatti le basi progettuali per creare l’Elea 9003: il primo calcolatore elettronico commerciale mai introdotto sul mercato mondiale, presentato alla Fiera di Milano del 1959. Purtroppo non ebbe seguito in ambito industriale a causa della cessione alla General Electric della, ma fu germinale per l’istituzione del primo corso di laurea in informatica dell’Università di Pisa, del primo CSE e del CNUCE, come ha ricordato lo stesso Montani.
In occasione del cinquantenario, sarà possibile ammirare il CEP al Museo degli strumenti per il calcolo a Pisa. Ingresso libero previa iscrizione sul sito www.cep.cnr.it.