Single player, le migliori storie degli ultimi anni

Guardando al moderno mondo del videogaming, anche da un punto di vista esterno alle sue dinamiche, emergono alcune caratteristiche che chiunque è in grado di notare. Per esempio, la sua crescita: oggi, grazie anche alla diffusione di casual game sugli smartphone, il numero di videogiocatori raggiunge cifre in costante aumento, allargando sempre più la platea di utenti. Si può anche pensare al giudizio dato in generale sulla categoria videoludica: dopo anni nei quali i videogiochi erano considerati tuttalpiù come passatempi, oggi questi vengono utilizzati anche in ambito culturale e didattico, dimostrandosi in grado di interpretare egregiamente queste funzioni. Ricade nel novero di queste osservazioni anche l’oggettiva predominanza dei videogiochi multiplayer: complice lo sviluppo degli eSports, oggi il videogaming è dominante nella sua forma di competizione videoludica. Dai più importanti tornei internazionali alle più semplici serate casalinghe, i titoli per più giocatori sono numericamente superiori rispetto a quelli per giocatore singolo. Ciò, in ogni caso, non impedisce che questi continuino non solo a essere apprezzati, ma a rappresentare esperienze narrative di primissimo piano: nonostante siano in minoranza, la qualità di molti single player, anche considerando i titoli usciti più di recente, rappresenta ancora oggi il loro valore aggiunto.

È il caso di titoli che, spesso a causa delle dimensioni ridotte del team di sviluppo, possono lavorare con calma e senza scadenze pressanti sviluppando videogiochi caratterizzati da una marcata componente artistica. Si può citare Ori and the Will of the Wisp, uscito nel 2020 e sequel di Ori and the Blind Forest, premiatissimo titolo del 2015. Il titolo, come il suo predecessore, è caratterizzato da un approccio platform e da un mondo di gioco bidimensionale: una descrizione che farebbe pensare a un videogame tecnicamente datato. Eppure è risultato uno dei single player recenti più apprezzati: la cura e i colori delle ambientazioni rendono il mondo di gioco estremamente affascinante, e l’avventura fantasy dello spirito guardiano Ori è una narrazione in grado di incollare il videogiocatore allo schermo.

Non che un single player di successo sia esclusivo appannaggio di piccoli sviluppatori: un ottimo esempio del contrario viene da Red Dead Redemption 2. Pubblicata nel 2018 da Rockstar, gigante fra gli sviluppatori, l’epopea di Arthur Morgan nella sempre più limitata frontiera americana del 1899 è stata una delle storie videoludiche più appassionanti degli anni recenti. Immancabili i tratti caratteristici dei titoli dello sviluppatore: una mappa enorme liberamente esplorabile, tantissime storyline secondarie e svariate attività opzionali. Tra queste, trattandosi di ambientazione western, immancabile il blackjack: trattandosi della versione del periodo non sono previste varianti moderne, come per esempio la possibilità di una puntata secondaria 21+3 che oggi è offerta dai siti dedicati, ma rimane comunque un’aggiunta ispirata e utile alla contestualizzazione del periodo storico.

Se esiste un ambito particolarmente associato ai giochi single player, questo è sicuramente quello della PlayStation. La console giapponese, infatti, beneficia della collaborazione fra Sony e numerosi team di sviluppo, ai quali viene spesso chiesto di puntare su storie particolarmente curate da distribuire in esclusiva. Un’esclusiva sempre più spesso temporale: sono recentemente approdate su computer ex esclusive Sony caratterizzate da una storia con la quale vale la pena confrontarsi. Si possono citare Days Gone, arrivato su PC nel 2021 e che dimostra come anche da un setting sfruttatissimo come il survival zombie possano emergere storie appassionanti; God of War, arrivato su computer a inizio 2022 e che porta lo storico franchise in ambientazioni norrene; Marvel’s Spider-Man, pubblicato per PC nelle scorse settimane e caratterizzato da una storia originale del supereroe in un universo indipendente da quelli cinematografici e fumettistici. Possono aggiungersi The Last of Us, il cui arrivo è previsto su computer in una versione remastered nel prossimo futuro, e Ghost of Tsushima, pubblicato nel 2020 e in relazione al quale si aspetta solo l’annuncio ufficiale di una versione per PC.

Infine, merita di essere citato un titolo un po’ meno recente, ma che fornisce risposta puntuale a una critica spesso fatta ai single player: quella circa la rigiocabilità. In effetti, una volta esaurita la trama i single player sarebbero destinati a essere conservati, rischio che non si corre con titoli costantemente giocati in multiplayer; un titolo come The Witcher 3, pubblicato nel 2015, evita proprio questo rischio. L’avventura fantasy di Geralt di Rivia, culmine di una trilogia videoludica avviata nel 2007, è caratterizzata da scelte multiple che portano a diversi possibili finali: una soluzione che garantisce diversi livelli di rigiocabilità, gettando le basi per un successo che ha portato anche alla recente serie TV.

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