In questi giorni, con l’approvazione del documento del BEREC, il Body of European Regulators for Electronic Communications, si è molto parlato della “net neutrality” che sarebbe finalmente “stata raggiunta in Europa”. Ma di che si tratta? Questa battaglia, come la chiamano i suoi sostenitori, è iniziata anni fa contro il “blocco o la discriminazione dei contenuti e dei servizi online”.
La legislazione posta dalla Commissione Europea, secondo lo stesso commissario Gunther Oettinger, non era sufficiente per evitare abusi in questi termini e per evitare, soprattutto, la formazione di corsie preferenziali. La lunga lotta per ottenere un compromesso con la legislazione europea ed infine l’arrivo del BEREC ha portato alle linee guida di oggi, 45 pagine per spiegare come dovrà essere il web per essere neutrale. Mezzo milione di cittadini degli stati membri dell’Unione Europea hanno sostenuto la consultazione del BEREC.
Quali erano i rischi dell’Internet non neutrale secondo gli stessi promotori dell’iniziativa “Salva Internet”? “Il rischio che i servizi specializzati diventino la corsia preferenziale a pagamento per le grandi aziende, che spingeranno i ‘pesci piccoli’ nella corsia lenta; la gestione del traffico, ovvero la possibilità che il provider decida in autonomia quale traffico è prioritario per l’utente e quali servizi online rallentare; e lo “zero rating”.