geocities

Per quanto sconosciuto ai più, è un pezzo, un grande pezzo del web che se ne va. Un posto “incantanto”, un piccolo paradiso in cui migliaia di persone, ormai anni ed anni or sono, hanno trascorso ore liete. Provate ad immaginare se fra 10, 15 anni Facebook dovesse chiudere, e voi ripenserete al tempo che avete trascorso con lui. Che malinconia.

Già, questione di moda, questione di soldi, questione di tempo che, inesorabilmente, passa. Tempo che modifica gli usi e le esigenze della gente, chi non si adegua in fretta è rovinato. Così è successo proprio al sito in questione, Geocities, che ha alle spalle un passato incredibile, fatto di due pionieri, di tanti soldi e di un lento declino. Geocities nacque nel 1994, quando ancora il WWW era una landa isolata, frequentata solo da pochi avventurieri. E’ stato un precursore del free sharing di informazioni, dei forum, dei social network e degli hosting gratuiti. Sostanzialmente offriva ai propri iscritti un piccolo spazio gratuito in cui era possibile creare il proprio sito web. Tutto qua? La parte più rivoluzionaria era l’organizzazione dei siti iscritt, per “città” e “quartieri” (da qui il nome “Geocities”): ogni città corrispondeva ad un determinato argomento ed ad ogni quartiere stava un sottoargomento.

Ha (bene)fatto veramente molto al web, ma il web non è stato in grado di ricompensarlo a dovere, a causa dell’errata politica di gestione della società che, nel 1999, lo acquisì per la modica cifra di 3 miliardi di dollari: Yahoo. Il consiglio di Amministrazione di Yahoo ha lasciato che Geocities restasse così com’era, apportando solo pochissime modifiche al progetto originale, senza farlo evolvere o mantenerlo al passo con i tempi. Quando si sono accorti che era ormai divenuta solo una spesa insostenibile, soprattutto per le povere finanze del motore di ricerca americano, hanno deciso che fosse venuta l’ora di celebrarne i funerali, nemmeno tanto solenni.

Spero che questo possa essere da monito per tutti i Social Network in auge di questi tempi: il successo, come diceva Epicuro, non dura in eterno.